Ci sono momenti che si richiamano tra loro, da un anno all’altro.
Ieri Viviana ed io abbiamo liberato i girini che abbiamo salvato da una pozzanghera quasi prosciugata, e li abbiamo osservati saltellare via con incerte zampette; oggi ho trapiantato il mais; e domani, un anno fa, nasce Silvano.
Tutto è tranquillo, nella notte della valle e della luna piena. Cantano i grilli e, a volte, si ode il gufo echeggiante, che fa il buio più profondo. Un’altra mezz’estate si avvicina, si compie il giro dell’anno. Proprio al culmine del tripudio della natura le giornate riprendono ad accorciarsi, così, nel silenzio. Come nel silenzio la vita compie quotidianamente tanti miracoli.
Forse è per questo che trovo così difficile affidare alla rete le mie riflessioni e i cavoli miei (riferendomi anche a quelli che pianto). Nonostante ami le storie, nonostante ami parlare, in fin dei conti sono un’adoratrice del silenzio. Da sempre ho cura delle parole, come se nel silenzio dovessero risuonare, e io dovessi fare in modo che non risuonino fesse.
Forse è per questo che sono venuta ad abitare qui. Per avere sempre il grande silenzio dell’universo a contorno, a sminuirmi e allo stesso tempo farmi risuonare quando sento di aver raggiunto qualche mia piccola verità.
Ecco per quale ragione non è capitato e non capiterà spesso che io affidi a questo blog dei pezzetti di me. Solo a volte, a mezzanotte, quando sentirò che qualcosa ha bisogno di essere comunicato, e oggi quel qualcosa è Silvano, la magia del suo essere qui, nella nostra piccola nave che ogni giorno salpa sull’erba.
Auguri, bambino dei boschi.